L’eleganza dell'arpa
Anaïs Gaudemard solista in Saint-Saëns con i Pomeriggi «Vorrei più spazi nelle locandine per il mio strumento»
Data Pagina Foglio
27-04-2023
« Vorrei che diventasse normale vedere l’arpa tra gli strumenti solisiti dei cartelloni sinfonici, come se fosse un pianoforte ». Anaïs Gaudemard persegue il suo desiderio con caparbietà e leggerezza: sono già tanti i brani composti apposta per lei, e la bella arpista francese ha ulteriormente allargato il repertorio con ardite trascrizioni che spaziano dal barocco delle Sonate di Scarlatti alla contemporanea. Stasera è ospite dei Pomeriggi Musicali, che l’accompagnano nel « Morceau de concert » di Saint-Saëns, incastonato dal direttore James Feddeck tra le sinfonie K338 di Mozart e n.88 di Haydn. « Il Morceau ha lo spirito tipico della musica francese di inizio Novecento: un’eleganza che riesce ad armonizzare fragranze antiche con strutture armoniche e idee melodiche moderne, cifra propria dello stile di Saint-Saëns. È un brano irto di virtuisismi, quasi un quaderno di technica dove non manca niente tra scale, arpeggi, accordi; però nulla è meccanico, tutto fluisce con eleganza ».
Eleganza e poesia sono le caratteristiche che fin da subito avevano calamitato le attenzioni di Gaudemard verso l’arpa, anche se il primissimo contatto fu motivato da un aspetto apparentemente secondario. « Avevo iniziato a suonare il pianoforte perchè era l’unico strumento che conoscevo: in casa mia nessuno era musicista o ascoltava la classica; la nostra casa a Marsiglia era esattamente dirimpetto al Conservatorio, e nella bella stagione dalle finestre arrivavano suoni da diversi strumenti. Così chiesi ai miei di poter prendere le prime lezioni. Caso volle che per andare nella classe di pianoforte passassi davanti all’aula di arpa, dove insegnava un rpofessore molto gentile. Quel maestro mi è stato subito simpatico, d’altronde avevo otto anni, a quell’età l’impressione che ispira nun adulto ha un’incidenza spiccata. I mei genitori mi accontentarono convinti che avrei presto cambiato nidea ». Invece Anaïs non è più tornata sui suoi passi, sebbene al Conservatorio di Lione abbia continuato a studiare pianoforte oltre che l’arpa; « mi piace il piano, ma è con l’arpa che mi sento trasportata in un’altra dimensione, in un mondo lontano: sopratutto per il suo suono, così particolare, unico, onirico ». Il pianoforte, l’ha comunque aiutata: « L’arpa ha dei pedali che cambiano l’accordatura, ma quando li si aziona è difficile legare le note tra loro nel tracciare le melodoe; essendo abituata al pianoforte, dove è più facile, cerco di ascoltare e di ottenere sull’arpa lo stesso legato, del piano ». La presenza di un’arpa solista sul palco continua comunque a suscitare curiosità attorno alla trentaduenne artista francese: « Lo vedo quasi ad ogni concerto: alla fine viene sempre un po’ di gente a farmi domande, a toccare l’arpa, a confessare impressioni e sopratutto la sorpresa nello scoprire le possibilità di questo strumento; è esattamenta quello che spero quando suono in pubblico ».
Enrico Parola
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